Diritto
Rumore dei bambini: cosa dice la legge.
Condomini: quanto rumore possono fare i bambini? Quali sono le conseguenze?
Giocare a calcio la domenica mattina o un neonato che urla di notte: il rumore provocato dai bambini può essere causa di tensioni. Cosa dice il diritto di locazione? A cosa fare attenzione in quanto genitore o vittima del fracasso? Le risposte alle domande più frequenti.
Che si tratti del piano della lavanderia, delle scarpe lasciate davanti all’ingresso o del rumore dei piccoli inquilini, quando si vive in un condominio è sempre richiesta una certa dose di riguardo e tolleranza. Ma se ci sono dei bambini che fanno regolarmente baccano in casa o in cortile, le discussioni spesso sono dietro l’angolo. Una lite di vicinato su tre è, infatti, legata proprio al rumore provocato dai bambini o all’utilizzo dell’area giochi comune (sondaggio dell’Associazione di mediazione di vicinato). Ecco cosa è bene sapere in questi casi.
In Svizzera non esiste il diritto a godere di un silenzio assoluto nella propria abitazione. In generale, i rumori dei bambini provenienti dall’appartamento accanto o dal parco giochi devono quindi essere tollerati. Ogni bambino ha il diritto di giocare, gridare, festeggiare un compleanno o suonare uno strumento musicale per al massimo tre ore al giorno, se non diversamente specificato nel contratto di locazione o nel regolamento condominiale. Tuttavia, bisogna cercare di rispettare gli orari di riposo stabiliti nel regolamento condominiale, che di solito vigono all’ora di pranzo e dalle 22:00 alle 6:00 o alle 7:00 di mattina. In questi orari si può pretendere dai genitori che i figli non giochino in maniera troppo rumorosa.
Al di fuori degli orari di riposo, i bambini possono scatenarsi a più non posso in un parco giochi pubblico o privato e giocare ad alta voce anche per diverse ore. Il Tribunale federale lo ha confermato in una sentenza del 2005: «Un parco giochi offre ai bambini la possibilità di incontrarsi all’aperto per giocare, il che è spesso fonte di rumore». Diversa è invece la situazione se dei giovani si ritrovano di sera al parco giochi con birre e musica a tutto volume. In quel caso, dopo le 22:00 si può chiamare la polizia per disturbo della quiete pubblica.
Anche in questo caso al vicinato è richiesta una certa dose di tolleranza. Nella stragrande maggioranza dei casi, i genitori non possono impedire al neonato di piangere durante la notte e quindi gli altri condomini sono costretti ad accettare questa situazione temporanea. Buono a sapersi: se nel tuo contratto di locazione c’è una clausola che prevede la disdetta del contratto se la tua famiglia si allarga, puoi considerarla come nulla in quanto viola i diritti della personalità.
Per quanto riguarda il chiasso dei bambini, non vi sono limiti di decibel o di durata. Da un punto di vista legale non hai quindi nulla da temere. Tuttavia, lamentele e liti di condominio possono costarti parecchie energie: per questo ti conviene prendere sul serio i reclami, cercare il dialogo e mostrarti disponibile al compromesso. Se tutto questo non porta risultati, una mediazione può essere una buona strada per trovare una soluzione.
Fai un bel respiro e non lasciarti prendere dalla rabbia che potrebbe sfociare in liti o minacce. La legge non vieta ai bambini di fare rumore. Cerca il dialogo con la famiglia interessata e spiega in modo obiettivo cosa ti infastidisce, facendo esempi concreti. In questo modo è possibile risolvere molti problemi. Per entrambe le parti vale quanto segue: stabilite delle regole per il futuro e rivolgetevi all’amministrazione condominiale solo se il fracasso è davvero insopportabile o se il dialogo è diventato impossibile.
Se il tuo contratto viene rescisso per via del rumore che fanno i bambini, hai 30 giorni di tempo dalla ricezione della disdetta per fare ricorso dinnanzi all’autorità di conciliazione. Il locatore deve essere in grado di dimostrare, tra le altre cose, che hai violato l’obbligo di diligenza e riguardo nei confronti degli altri condomini e inviarti prima una diffida per iscritto. Dopodiché, l’autorità di conciliazione verifica se la disdetta è giustificata, ma di solito cerca prima di raggiungere un accordo tra le parti.