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Bambini piccoli e dispositivi digitali.

Come aiutare le famiglie a interagire in modo sano con smartphone, TV e iPad. 

La nostra quotidianità è dominata dai dispositivi digitali. Come influisce tutto questo sullo sviluppo dei più piccoli? Raquel Paz Castro conduce ricerche sul tema presso il Marie Meierhofer Institut für das Kind (MMI) e sa dove c’è bisogno di aiuto.

Signora Paz Castro, lo studio a lungo termine «Bambini e dispositivi digitali» ha seguito per un anno varie famiglie con bambini fino a cinque anni. Che cosa è emerso?

Stiamo ancora analizzando i dati. Quello che sappiamo, però, è che i genitori stressati permettono più rapidamente e più spesso ai propri figli di utilizzare dispositivi digitali.

Ad esempio quando vogliono conciliare lavoro, cura dei figli e tempo libero. Per questo riteniamo che sia fondamentale pensare anche ai genitori attraverso eventi informativi, un confronto diretto e offerte di supporto a bassa soglia in modo che possano gestire meglio lo stress e dedicare più tempo a interagire con i bambini.

Ci sono consigli concreti sul tempo che un bambino dovrebbe trascorrere davanti a uno schermo?

Non è semplice. I dispositivi digitali come smartphone, computer o TV possono essere utilizzati in modi molto diversi, che spaziano da guardare contenuti per ore a fare giochi di memoria o imparare parole nuove. Il problema è capire quali contenuti sono utili. In linea di principio il consiglio che do è: più un bambino è piccolo, meno tempo dovrebbe trascorrere davanti a uno schermo. I bambini piccoli imparano poco dai dispositivi digitali, perdendosi allo stesso tempo preziose esperienze nella vita reale. 

Inoltre, consiglio ai genitori di rimanere al fianco dei propri figli mentre utilizzano i dispositivi digitali. Un’ora davanti a uno schermo ha effetti diversi su un bambino con una vita quotidiana varia in un ambiente stimolante rispetto a un bambino che percepisce poco interesse da parte dei propri genitori.  

Emerge un grande divario tra i risultati degli studi e la vita quotidiana delle famiglie. Come lo colmate?

All’MMI ci consideriamo un ponte tra la scienza e la pratica, ma anche viceversa. Il nostro compito è trasmettere i risultati dello studio «Bambini e dispositivi digitali» a chi ne ha davvero bisogno. Per conoscere le esigenze concrete dei genitori, abbiamo condotto colloqui in piccoli gruppi o individualmente.

Abbiamo scoperto che trovano impegnative oltre 50 situazioni diverse in cui i bambini utilizzano i dispositivi digitali e che non dispongono di informazioni concrete sull’argomento, a dimostrazione del fatto che ogni famiglia è unica in termini di esigenze.

Conoscete dunque le esigenze dei genitori. Come e dove potete offrire supporto?

Vogliamo che i genitori sentano che non sono soli con i loro problemi. Ma poiché la situazione di partenza varia notevolmente da una famiglia all’altra serve una consulenza individuale. Ed è quanto stiamo sviluppando al momento con il nostro «KiDiMCoach», un tool di WhatsApp che ha l’obiettivo di fornire un supporto personalizzato ai genitori sul tema «Bambini e interazione con i dispositivi digitali». Il «KiDiMCoach» non sostituisce una consulenza personale, ma offre un aiuto a bassa soglia per l’auto-aiuto. Il tool verrà testato in una fase pilota nella seconda metà del 2025. 

In che misura i genitori dovrebbero mettere in discussione se stessi e il proprio comportamento?

Vorrei che le famiglie non si condannassero a vicenda quando interagiscono in modo diverso con i dispositivi digitali. Ogni genitore vuole il meglio per i propri figli, ma raggiungere questo obiettivo diventa sempre più complesso. Lo smartphone controlla la nostra vita quotidiana ed è spesso a portata di mano, ma allo stesso tempo i bambini dovrebbero imparare a interagirvi in modo sano. Più l’interazione con i dispositivi digitali da parte dei genitori è sana, migliori sono i modelli ai quali possono ispirarsi i bambini.

Raquel Paz Castro, Responsabile di progetto per gli studi

Raquel Paz Castro

Responsabile di progetto per gli studi

Raquel Paz Castro è psicologa della salute e responsabile di progetto per gli studi presso il Marie Meierhofer Institut für das Kind (MMI). Tra le altre cose, conduce ricerche sul tema «Bambini e dispositivi digitali». Il suo compito è trasmettere i risultati di questo studio a chi ne ha davvero bisogno.