CYBER
Il cybermobbing può colpire tutti.
L’esperto Joachim Zahn spiega ai genitori cosa fare contro il cybermobbing.
Joachim Zahn lavora per zischtig.ch, un’associazione che organizza corsi destinati a classi e gruppi di genitori per migliorare le competenze in tema di media e contrastare il cybermobbing. L’esperto ci offre un’interessante visione del suo operato.
I bambini e i giovani devono innanzitutto imparare quale approccio adottare nei confronti di social media e altre forme di comunicazione sociali e digitali. Ovviamente capita di fare errori, cosa che al giorno d’oggi ha immediate conseguenze. Talvolta è sufficiente un clic di troppo. Con l’ausilio di esercizi pratici e colloqui, il nostro personale fa in modo che tali errori diminuiscano o, perlomeno, che i danni siano ridotti al minimo. Ci occupiamo anche di chat, social media, videogiochi, streaming e dei vari problemi connessi a tali realtà. Forniamo consulenza a scuole, genitori e operatori specializzati.
«La cosa più importante è che ragazze e ragazzi siano incoraggiati a chiedere aiuto e a confidarsi con qualcuno.»
Si ha cybermobbing o cyberbullismo quando soggetti più forti o gruppi prendono costantemente di mira individui più deboli. Ad esempio, escludendoli dalle chat di gruppo. Spesso vengono diffuse falsità sul loro conto. A volte si ricorre anche alla manipolazione delle immagini. Di rado accade persino che vengano creati dei profili falsi. Purtroppo, le chat offrono terreno fertile per il proliferare delle forme più diverse di violenza mirata: commenti che incitano all’odio, gravi atti di bullismo o scherzi pesanti, tutt’altro che divertenti. Anche la diffusione indesiderata di contenuti inadeguati è una forma di violenza mirata.
Cellulari e tablet vengono messi in mano a minori di età sempre più precoce. Di conseguenza il cambiamento più macroscopico consiste nel fatto che sia le vittime che i responsabili sono sempre più giovani. Inoltre, dobbiamo constatare che il cybermobbing quasi sempre si inserisce in un contesto di bullismo nel mondo reale. E mentre in passato il veicolo più sfruttato erano i social media, oggi il cybermobbing avviene prevalentemente su WhatsApp.
Il messaggio più importante da lanciare è che può accadere a chiunque di rimanere intrappolati in questa spirale. I genitori dovrebbero sempre partire dal presupposto che i propri figli potrebbero essere vittime, ma anche autori di mobbing. Non esiste una vittima tipo. Nella migliore delle ipotesi si può affermare che i minori che hanno forti reazioni emotive in determinate situazioni possono essere provocati più facilmente.
Nei colloqui con le famiglie interessate capita spesso di sentire raccontare che i figli cercano di non far trapelare nulla di quanto sta avvenendo. Spesso il mobbing scatena sentimenti di vergogna e ansia. I genitori quindi devono prestare attenzione anche a segnali minimi: meno uscite, inappetenza, una maggiore sensibilità alternata a momenti di aggressività, magari un comportamento un po’ più introverso. Importante: se i genitori intendono affrontare il tema con il bambino o la bambina devono farlo con grande rispetto, calma e serenità.
«I figli spesso temono la reazione dei genitori e non vogliono che parlino con la famiglia del bullo. A volte ci vogliono più tentativi di confronto: non bisogna costringere a confessare.»
Purtroppo, la protezione spesso esula dalla sfera di influenza dei genitori. Le azioni per contrastare il bullismo e il cybermobbing sono quindi di carattere generale: ci si può impegnare a favore di determinati valori sociali ed essere d’esempio con il proprio comportamento. Si può prendere posizione se qualcuno si comporta in modo inappropriato. E ci si può impegnare in difesa di coloro che sono vittime di simili violenze. Questo lo vedono anche i figli.
La cosa più importante, però, è che ragazze e ragazzi siano incoraggiati a chiedere aiuto e a confidarsi con qualcuno. Può essere controproducente se temono che i genitori li privino semplicemente del cellulare o del tablet una volta che hanno riferito di essere coinvolti in una questione di cybermobbing, indipendentemente dal fatto che siano vittime o responsabili.
Il cybermobbing è fonte di enorme stress per figli e genitori. Bisogna assolutamente chiedere aiuto. Se sul posto è presente una figura di assistenza sociale scolastica o una/un insegnante di fiducia, si dovrebbe richiederne l’intervento e discutere insieme la situazione per esplorare le varie vie d’uscita. Il personale specializzato è tenuto a rispettare il segreto professionale e ha diverse possibilità per intervenire in un caso del genere.
Qualora non vi sia margine per agire, si dovrebbe valutare l’opportunità di sporgere denuncia alla polizia. Ecco come proteggerti dal cybermobbing.
Joachim Zahn
Responsabile di progetto per zischtig.ch